Jorge Amado forse dopo qualche calciatore o corridore automobilistico, è il brasiliano più conosciuto in Italia. Sicura-mente è lo scrittore brasiliano più famoso nel mondo.
Nessuna città deve tanto come Bahia a Jorge Amado. Nella vita di questo grande romanziere - nato a Ilheus nel 1912 da una famiglia di produttori di cacao, i cosiddetti “fazendeiros” - vi sono due grandi cicli letterari. Il primo è quello del forte impegno sociale che lo porta a militare nelle file del partito comunista, a divenire deputato, ad essere messo in prigione e costretto all’esilio, ricevendo il Premio Stalin per la letteratura. In questa fase scrive romanzi dal forte realismo e di denunzia dello sfruttamento. Sicuramente vanno letti gli stupendi “Jubiabá”, “I capitani della spiaggia”, “Cacau”, “Suor”.
Il secondo ciclo, è quello che si riferisce a Bahia e comincia con la fine degli anni Cinquanta quando Amado, accantonando impegno politico e comunismo, comincia a raccontarci Salvador e la sua gente, con il suo volto di popolo mulatto. Sono storie di donne, di prostitute, di vagabondi, di riti del Candomblé, di lotta per la vita. Il tutto raccontato in modo ironico con un grande spirito di tolleranza e la convinta esaltazione del sincretismo razziale e culturale di Bahia, nella cornice di una colorita e calda atmosfera tropicale.
In decine di paesi, milioni di lettori si sono appassionati ai suoi racconti. Non si possono non leggere “Gabriela Cravo e Canela”, “Donna Flor e Seus Dois Maridos”, “Tenda dos Milagres” (“La bottega dei Miracoli”), “Teresa Batista Cansada di Guerra” (“Teresa Batista stanca di guerra”), “Vita e Miracoli di Tieta do Agreste”, “Tocaia Grande” (“Il grande agguato”) è il ritorno all’ambiente delle piantagioni di cacao della giovinezza di Amado.
Imperdibile per qualunque visitatore di Bahia è “Bahia de Todos os Santos”, dove il grande Amado, nonostante sia stato scritto molti anni fa, ci accompagna in uno straordinario itinerario sentimentale attraverso la città.
Destino singolare quello di Amado. Prima conosciuto e apprezzato all’estero e disprezzato in patria: fino a pochi anni fa dire a Bahia di aver letto Amado provocava sguardi di commiserazione per un povero gringo che leggeva storie di puttane e di negri. Poi le cose sono cambiate; Amado, piano piano, ha convinto tutti ed ora non solo nella piazza più importante di Bahia, il Largo do Pelourinho, vi è un grande edificio dove ha sede la Fondazione Jorge Amado, ma lo scrittore e i suoi libri sono diventati una specie di santuario della cultura bahiana.
Nel mondo, però, le cose vanno diversamente. Non solo gli accademici di Stoccolma non si sono mai ricordati di premiarlo con il Nobel, ma in Italia nella presentazione sul “Corriere della Sera” della magnifica storia della letteratura brasiliana della più grande brasilianista vivente, Luciana Stegagno Picchio, non è stato neppure nominato, nonostante l’articolista avesse a disposizione l’intera pagina.
Il leggendario cantautore di Bahia è scomparso il 6 agosto del 2001.
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